IL SEME DELLA FOLLIA

Scritto da Unknown - 26/10/14
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DATI
Regia: John Carpenter
Sceneggiatura: Michael De Luca
Durata: 95 minuti
Anno: 1994
[Jaco] - voto: 7
[Raff] - voto: 9
Trailer


[Jaco] - voto: 7
Come tutti i cult anche questo ha bisogno di essere valutato nella fatidica prova del "è tutt'ora un film senza tempo?". La trama è semplice: cosa accadrebbe se una serie di libri horror si fondessero con la realtà? O se addirittura tali libri descrivessero una realtà sepolta in un'altra dimensione? Sam Neill nei panni dell'investigatore privato John Trent è incaricato di ritrovare lo scrittore di questi libri, Sutter Cane, misteriosamente scomparso. Inizierà una spirale di follia, dove il confine fra realtà e immaginazione si farà sempre più impalpabile. La storia è costellata di riferimenti alla mitologia cartacea dell'autore statunitense Howard Phillips Lovercraft (1890-1937), colonna della letteratura horror (anche se non avrete mai letto le sue opere potreste esservi imbattuti nel suo nome, o in quello di Cthulhu, uno dei suoi miti), portando lo spettatore in un viaggio grottesco fino ad un inevitabile finale. Personalmente il film non mi ha colpito esageratamente, opere di Carpenter come "La Cosa" sono ben più impresse nella mia memoria, ma la crudezza e il panico trasmesso dagli attori e dalle scene proposte sono il motivo per cui Il Seme della Follia continuerà ad essere visto. Attendo vostri pareri in merito. 

PRO
Il senso di smarrimento e paura dei personaggi è terribilmente verosimile

CONTRO
Come è finito Sutter Cane a fare quello che sta facendo? In più, taglio di capelli illegale per lui




[Raff] - voto: 9
Quello del maestro John Carpenter (un vero e proprio Scorsese dell’horror) è sempre stato un cinema prevalentemente di genere, ma che comunque si è più volte aperto a interpretazioni politiche e sociali (vedi “Essi vivono”). Perché questa premessa? Perché forse “Il seme della follia” non sta da nessuna delle due parti, bensì nel mezzo. E cosa c’è nel mezzo? La pazzia e l’abisso umani, un viaggio in un subconscio che altro non è se non un mondo (reale o irreale, a seconda dei punti di vista. Ma in fondo, cosa è veramente reale? E, soprattutto, cosa significa “reale”?) creato da qualcun altro (lo scrittore, che crea – per l’appunto – altre realtà), ma che si sviluppa, srotola e ritorce nella nostra mente. Quindi alla fine qual è questo “seme” della follia? È il fanatismo sfegatato di chi, dopo aver letto un libro, impugna un accetta e uccide un passante? O è semplicemente la geniale trovata di un virus partorito da un best seller? La risposta (se risposta vi è) è puramente soggettiva, e in questo risiede molto del valore del film. Un discorso a parte meritano poi le varie citazioni verso H.P. Lovecraft, sulle cui tematiche e caratteri iconografici (il possibile rimando al demone Cthulhu verso la fine del film) è basata gran parte della pellicola. I personaggi, nonché la grottesca assurdità di questa rapida discesa verso una non meglio definita follia, sono elementi dotati di un carattere ancestrale che ha molto in comune con situazioni e schemi narrativi propri del grande scrittore americano. Il titolo originale stesso del film, poi, omaggia quello di uno dei capolavori lovecraftiani per antonomasia (“At the Mountains of Madness”). Tornando quindi a noi, come si può in via definitiva interpretare questo film? Come si può spiegare quel folle e bellissimo finale? Un’interessante chiave di lettura potrebbe essere quella di considerare l’intera pellicola come lo svolgimento (quindi la lettura a suon di immagini) di un libro, o meglio del libro oggetto delle vicende del film. I titoli di testa (che scorrono sullo stupendo tema musicale composto, come sempre, dallo stesso Carpenter), dove viene mostrata la genesi di questo libro (il momento in cui viene fisicamente stampato), supporta consistentemente questa ipotesi. Dal termine dei titoli di testa (ovvero dalla nascita cartacea del testo) inizierebbe quindi la lettura vera e propria. In tale contesto, il finale altro non è che un gioco di specchi: il film dentro il libro dentro il film dentro il libro…L’opera più intellettuale e cerebrale del regista ci dimostra che la follia non è fatta di certezze, ma bensì di dubbi e domande, la cui mancata risposta genera un corto circuito interno alla nostra mente, il quale si ripercuote sulla nostra personalità e sul modo che abbiamo di vedere e interpretare le cose.A scorrere di pari passo con questo caos vi è la reiterazione degli eventi: il maniaco con l’accetta che prima cerca di uccidere Sam Neill per poi ritornare nel finale sotto le sue vesti, il protagonista che – nel tentativo di scappare dalla cittadina fantasma di Hobb’s End – ritorna con l’auto sempre nello stesso luogo, nonché il finale già citato nel quale egli rivede lo scorrere degli eventi della sua vita recente (come) in un film. E potrei andare avanti a menzionare ulteriori parallelismi, che agli occhi di alcuni possono risultare insignificanti, mentre per altri possono costituire il punto di partenza per una nuova o parallela chiave di lettura. Ma il mio obiettivo non è percorrere incessantemente tutti i vicoli del labirinto fino a non aver trovato l’uscita, perché in fin dei conti forse non esiste una via d’uscita; e se anche esistesse, questo nuovo enigma di uno dei più grandi registi di tutti i tempi è in fondo un labirinto nel quale è meraviglioso perdersi.


PILLOLE CINEFILE [fonte:wikipedia]
- Il poliziotto che John Trent sogna dopo aver letto il libro è un riferimento allo psicopatico poliziotto omicida protagonista della trilogia di "Maniac Cop".
- Il ragazzino in bicicletta che appare verso la fine del film è Hayden Christensen.
- Il nome della città di Hobb's End è uno dei tanti omaggi di John Carpenter nei confronti delle serie televisiva Quatermass: è il nome della stazione metropolitana dove si trova l'astronave in L'astronave degli Esseri Perduti (Quatermass and the Pitt).
- Alcuni dei libri di Sutter Cane fanno riferimento a vere storie dell'orrore: in particolare una di esse, "The whisperer in the dark", cita "Colui che sussurrava nelle tenebre" di Lovecraft.
- Gli effetti speciali del film sono stati realizzati dalla Industrial Light & Magic. Specie quando Sutter Cane si "strappa" per far uscire le creature.
- Nel dialogo tra Trent e il dottor Wrenn (David Warner) si fa riferimento alle ultime righe del romanzo Io Sono Leggenda di Richard Matheson.


CAST
Sam Neill: John Trent
Julie Carmen: Linda Styles
Jurgen Prochnow: Sutter Cane
David Warner: Dr. Wrenn
John Glover: Saperstein
Bernie Casey: Robinson
Charlton Heston: Jackson Harglow

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