2019: DOPO LA CADUTA DI NEW YORK

Scritto da Unknown - 02/11/15
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DATI
Regia: Sergio Martino
Sceneggiatura: Ernesto Gastaldi (come Julian Berry), Sergio Martino (come Martin Dolman), Gabriel Rossini
Durata: 91 minuti
Anno: 1983

Voto: 7

Signore e signori, ci troviamo di fronte a un film che , nel suo piccolo, è importante, poiché testimonia (insieme ad altri del suo filone) un netto rovescio della medaglia nei rapporti tra il nostro cinema e quello statunitense: se negli anni 60 la generazione di Scorsese ha imparato da Antonioni e Fellini, negli anni 80 i nostri registi hanno fatto lo stesso con i cult movies provenienti da oltreoceano; sennonché, a differenza dello spaghetti western e dei polizieschi all'italiana, nel filone post-apocalittico nostrano si attinge dai grandi autori americani non per creare nuovi generi, ma per navigare nel plagio più totale. I modelli di questo ristretto "genere" fantascientifico estintosi per fortuna in breve tempo sono indubbiamente Mad Max e (soprattutto) 1997: Fuga da New York.
Sergio Martino (che nella sua filmografia ha toccato quasi tutti i generi; dal poliziesco al western, dal comico pecoreccio al cannibal movie, per finire col thriller, genere nel quale ha forse dato i suoi migliori risultati) rielabora quest’ultimo in maniera banale e superficiale (la trama è praticamente la stessa, sennonché stavolta la persona da recuperare è l’unica donna rimasta "fertile", piccola geniale idea che anticiperà il film di Alfonso Cuaròn I Figli degli Uomini, 2006). 
Ci troviamo di fronte a uno scult movie in piena regola. Ma quelle pecche che in un film ben fatto sono punti di debolezza, in un trash come questo non possono che rivelarsi punti di forza: dalla recitazione mediocre, effetti speciali poveri e risibili, nonché personaggi a dir poco ridicoli (partendo dal protagonista, una sorta di "Jena Plissken" dei poveri, per arrivare alla vera ciliegina sulla torta: l'uomo scimmia con la sciabola che ha come unico scopo quello di portare avanti la propria prole).
Il valore aggiunto alla mostra del peggio è dato dagli inseguitori a cavallo con mantello e maschera metallica (figurativamente affascinanti nella loro ingenuità) nonché da qualche piccola punta splatter azzeccata.
È curioso come questo pugno di film post-apocalittici italiani sia riuscito a formare un "genere vero e proprio", dotato di una cerchia di fan per nulla ristretta (tra i quali emerge anche Tarantino). Ma, a dispetto dei precedenti film di fantascienza di Castellari, questo di Martino è il più ingenuo, tenero nella sua bruttezza, divertente e quindi, a suo modo, irresistibile.
Ho parlato prima di punti di forza: se infatti l'appagamento e la soddisfazione derivanti dalla visione di un film di genere deriva dall’estremizzazione dei canoni propri del genere stesso, capita parallelamente a questo film (a molti trash movie, in generale) che si provi grande piacere nel vedere vergognosamente trasgredito ogni principio di stile e coerenza (a livello di sceneggiatura prima, e di realizzazione poi) che ci è stato "imposto" dai capolavori di John Carpenter e George Miller.
Un film da recuperare.


CAST
Michael Sopkiw: Parsifal
Valentine Monnier: Giara
Anna Kanakis: capitano degli Eurac Ania
Romano Puppo: Russell
Paolo Maria Scalondro: Bronx
Louis Ecclesia: Kirk
Valentine Monnier: Geiada
Edmund Purdom: presidente della confederazione panamericana
Serge Feuillard: comandante degli Eurac
Hal Yamanouchi: re dei contaminati
George Eastman: Big Ape

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